domenica 27 febbraio 2011

IL DI-SEGNO DEI PASSI, ovvero l'evoluzione dei carnets de voyages di Gabriele Genini



Di carnets di viaggio, Gabriele Genini, ne ha realizzati ormai diversi.
E' dal 2005, in fondo, che matite e pennelli vagabondano con noi, in terre più o meno lontane ed esotiche, alla stregua d'inseparabili compagni di viaggio più che di accessori trasportati in valigia.
Sfoglio sempre con rinnovato piacere il carnet della Turchia, uno dei primissimi. Provo affetto e tenerezza verso quei disegni in bianco e nero, tracciati a pennarello, "grossolani" forse, senza troppe rifiniture. Il tratto disadorno ed essenziale, le linee spesse, l'assenza di colore, ben ritraggono il paesaggio arido e lunare della Cappadocia, uno dei luoghi più straordinari e magici che abbia avuto la fortuna di visitare.
Nel 2006 apparì il colore. "L'autunno dorato" e variopinto della Polonia fece dischiudere la scatola degli acquerelli come un tardivo frutto settembrino. La danza di gialli e rossi sulle foglie degli alberi nei grandi parchi di Varsavia, le case dai mattoni rosati di Toruń e quelle variopinte di Danzica o Cracovia, esigevano che Gabriele vincesse il timore reverenziale verso l'aquerello... e così è stato. 
Da allora la borsa del pittore-viaggiatore ne è sempre provvista, sia che si parta per lunghi viaggi sia per quelli di pochi giorni, fuori porta.
A Praga comparve la matita e il pennarello s'affinò, lo richiedevano le forme dolci e flessuose dello stile liberty e il fascino cupo e misterioso del cimitero ebraico.
In Giappone, spesso, il pennarello lasciò il posto al pennello a china e l'acquerello si diluì e sfumò, per mescolarsi alla Sakura e al mondo fluttuante che ci circondava...


Ciascun taccuino ha uno stile proprio, qualcosa s'aggiunge e qualcosa si perde rispetto al precedente e al successivo.
I carnets di Gabriele sono cosa viva, il suo stile è mobile, vario, sempre azzeccato. I suoi non sono semplici paesaggi o ritratti, non sono la mera istantanea di un momento o di un luogo, il frammento di un mondo più o meno altro dal nostro (come possono essere invece le mie fotografie), somigliano piuttosto a racconti narrati col colore, a sensazioni descritte col pennello. E' come se Gabriele cogliesse l'anima dell'intorno, il carattere del luogo, il vivere dei suoi abitanti, e riuscisse a renderlo tangibile a noi con i suoi disegni.
... E' lì, lo Vedi... Vedi il frusciare dei sari colorati, l'odore di spezie e di fogna, d'incenso e di fiori appassiti, quando guardi il carnet dell'India. Vedi il lento scivolare delle imbarcazioni sul Mekong, l'afa, l'umidità che s'appiccica addosso, ammirando i disegni del Laos...

E' questo, questa magia, secondo me, a rendere unici e bellissimi i suoi carnet... secondo me e secondo tanti altri.
La pensano così anche i componenti della giuria del premio indetto dalla Fondazione Bally per la Cultura, che nel 2009 hanno eletto Gabriele Genini "Artista Bally dell'anno" premiando i suoi carnets de voyage sul Laos e su Angkor..
Il premio ci ha permesso di allestire lo studio, di rifornirlo con tutti quegli accessori (torchio, cavalletto, tele, pennelli e pigmenti) necessari in un vero Atelier, ma ha anche reso possibile il nostro meraviglioso viaggio in Giappone (nel 2010) e la realizzazione di un nuovo "racconto per immagini"...

Gaia Del Francia




mercoledì 23 febbraio 2011

A come Atelier




Dalla grande porta finestra la luce entra generosa, diffusa, gentile come un profumo che s'insinua in ogni anfratto.
Nella pozza di luce, le mani di Gabriele si muovono sapienti, leggere, agili come pesci in mare aperto. Dal loro navigare (su carta o tela) nascono sentieri, cammini, mappe e da lì paesaggi, orizzonti, territori, mondi...
Da pozza di luce l'Atelier si trasforma in galassia...
Amo perdermi in quel groviglio d'universi che a dismisura si dilata.
Amo tuffarmi in questo mare costellato d'arcipelaghi variopinti, inabissarmi, riemergere naufraga su una di quelle isole dai confini morbidi e sfumati.
Amo affacciarmi su quei mondi, sbirciarli in silenzio senza proferir giudizio, talvolta con falsa indifferenza, così come si curiosa nella quotidianità altrui da una finestra illuminata, aperta sulla sera.
Amo far passeggiare lo sguardo tra tele, fogli di carta, matrici inchiostrate... ma pure amo l'inciampo dell'occhio su pennelli e tavolozze sozzi di colore, pianeti abbozzati, creati per sottrazione con il non servito ad altri mondi.
Di questo piccolo spazio, che va moltiplicandosi in dimensioni più che superfici, amo il compiuto e l'incompleto, l'intero e l'avanzo che rimane, il visibile e ciò che soltanto è tangibile, celato allo sguardo, sognato, immaginato o solo immaginabile nella trama fitta dei raggi di sole che entrano da fuori...

domenica 20 febbraio 2011

ECCOCI

Adesso anche noi su un blog... a presto notizie, schizzi, segni, disegni e pensieri.....